Articolo del 28/03/2023
L’endometriosi è una patologia benigna che colpisce il 10% della popolazione femminile in età fertile.
La Dott.ssa Iacovelli, specialista in ginecologia e oncologia della Clinica Fabia Mater, ci spiega cosa c’è da sapere su questa patologia.
L’endometriosi è una condizione è tipica del periodo riproduttivo, essendo inesistente prima della pubertà e rarissima dopo la menopausa”.
Endometriosi: cause e sintomi
In Italia, colpisce il 10-15% delle donne in età fertile, con una stima complessiva di almeno tre milioni di donne che ne soffrono. La fascia di età più colpita è tra i 25 e i 35 anni, ma può interessare anche donne più giovani”.
La causa principale riconosciuta consiste nella mestruazione retrograda, una situazione in cui il ciclo mestruale si muove nella direzione opposta attraverso le tube uterine e si diffonde all’interno del peritoneo e nelle aree circostanti l’utero e l’ovaio. Tuttavia, la mestruazione retrograda da sola non spiega tutti i casi di endometriosi; intervengono anche fattori come il sistema immunitario, l’infiammazione e la predisposizione genetica, spiega il medico.
Le aree del corpo colpite possono variare: “Di solito, l’endometriosi si localizza nella cavità pelvica, con maggiore frequenza su ovaie e peritoneo. Molte volte, le lesioni endometriosiche possono coesistere anche su altri organi”.
Come si diagnostica?
La tendenza delle donne a sottovalutare il dolore pelvico e a considerarlo come qualcosa di normale, insieme alla difficoltà nel riconoscere e inquadrare i sintomi, è una delle ragioni principali per cui l’endometriosi spesso viene diagnosticata in ritardo. Questo ritardo nella diagnosi può comportare un prolungato disagio fisico e psicologico per le donne che ne soffrono.
Il primo passo essenziale consiste nell’effettuare un dettagliato colloquio medico. Il medico specialista in ginecologia, ascoltando attentamente quanto riferito dalla paziente, deve essere in grado di identificare gli indizi e quindi procedere con esami mirati:
- una visita ginecologica approfondita;
- un’ecografia transvaginale,
- che può rivelare la presenza di tessuti anomali o cisti. La Dott.ssa Iacovelli specifica che è importante notare che al momento attuale non esiste una cura definitiva per questa condizione. Di conseguenza, il trattamento, adattato alle esigenze individuali di ciascuna paziente, ha l’obiettivo di:
- Arrestare la progressione della patologia;
- Ridurre l’intensità dei sintomi;
- Preservare la fertilità.
Come si interviene?
Per trattare l’endometriosi, esistono diverse opzioni terapeutiche che possono variare in base allo stadio e alla gravità dei sintomi della malattia. Queste opzioni comprendono:
- Controllo Clinico: se l’endometriosi è in fase iniziale e la paziente è asintomatica o ha solo piccoli noduli di endometriosi sulle ovaie o nel peritoneo, può essere scelta un’opzione di monitoraggio e attesa.
- Terapie Farmacologiche: quando i sintomi, come il dolore durante il ciclo mestruale, sono evidenti, è possibile ricorrere a trattamenti farmacologici. Questi trattamenti non curano la malattia, ma gestiscono i sintomi e migliorano la qualità della vita delle pazienti. Solitamente, si utilizzano farmaci a base di progesterone o associazioni di estrogeni e progestinici (come la pillola anticoncezionale). Questi farmaci possono essere utilizzati a lungo termine per alleviare il dolore e i sintomi.
- Trattamento Chirurgico: in alcuni casi, soprattutto quando l’endometriosi è avanzata o non risponde ai trattamenti farmacologici, può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti endometriosici. Questo tipo di chirurgia può essere eseguito in diversi modi, tra cui l’escissione laparoscopica dei noduli endometriosici o, in casi più gravi, una laparotomia.
La scelta del trattamento dipende dalla gravità della condizione e dai sintomi specifici della paziente. È importante discutere le opzioni con un medico specialista in ginecologia per sviluppare un piano di trattamento personalizzato.
Endometriosi e chirurgia
L’opzione chirurgica per trattare l’endometriosi deve essere attentamente considerata e valutata caso per caso. Le indicazioni attuali suggeriscono di considerare l’intervento chirurgico solo quando non ci sono alternative efficaci.
La chirurgia può comportare alcuni effetti collaterali significativi, specialmente se non viene eseguita correttamente. Questi effetti collaterali possono influire sulla fertilità della donna a causa della riduzione della riserva ovarica o di alterazioni nella vascolarizzazione dell’organo operato, che possono ridurne la funzione. Durante la rimozione del tessuto endometriosico, è possibile danneggiare anche il tessuto sano, il che è particolarmente critico quando si tratta di ovaie.
La laparoscopia è considerata la tecnica chirurgica di riferimento per l’endometriosi, ma deve essere eseguita da chirurghi esperti che tengono a cuore la salute riproduttiva della paziente e seguono procedure chirurgiche corrette. Ad esempio, l’asportazione di una cisti ovarica dovrebbe essere effettuata identificando attentamente il piano di clivaggio e rimuovendo solo la capsula della cisti, senza danneggiare il tessuto circostante. Inoltre, tecniche di controllo dell’emostasi devono essere utilizzate per gestire eventuali sanguinamenti.
In generale, la decisione di sottoporsi a un intervento chirurgico per l’endometriosi dovrebbe essere presa dopo una discussione approfondita con un ginecologo esperto, che possa valutare i rischi e i benefici dell’intervento sulla base della situazione specifica della paziente.