Articolo del 31/10/2024
L’importanza della Procedura per la Preservazione dei Muscoli e dei Tendini nell’Intervento all’Anca
L’intervento chirurgico per la sostituzione o protesizzazione dell’anca è uno dei più comuni in campo ortopedico, soprattutto per i pazienti affetti da osteoartrite o altre patologie degenerative e traumatiche dell’articolazione. Negli ultimi anni, la chirurgia protesica dell’anca ha subito un’evoluzione significativa grazie all’introduzione di tecniche meno invasive ed innovative che mirano a ridurre l’aggressività e migliorare il recupero post-operatorio. Tra queste, l’approccio DIRETTO SUPERIORE all’anca si sta imponendo come una delle procedure più promettenti per la sua capacità di preservare i muscoli e i tendini, migliorando così gli esiti funzionali e riducendo i tempi di riabilitazione.
Oggi ne parliamo con il Dottor Marco Villa, responsabile del reparto di ortopedia, della clinica Fabia Mater
Cos’è l’approccio DIRETTO SUPERIORE all’anca? Quali sono i vantaggi di questo approccio per l’intervento di protesi all’anca
L’approccio diretto superiore, è una tecnica chirurgica minimamente invasiva che si differenzia dalle metodiche più tradizionali, come l’approccio posteriore o laterale, per la sua attenzione alla preservazione delle strutture muscolari e tendinee circostanti l’articolazione. Durante l’intervento, il chirurgo accede all’anca passando attraverso una piccola incisione nella parte superiore del grande trocantere del femore, senza dover tagliare o danneggiare i principali muscoli e tendini che circondano l’articolazione, ma si accede direttamente tramite una divaricazione degli stessi.
A differenza di altre tecniche, che possono richiedere la dissezione o il distacco di muscoli importanti come il grande gluteo, il medio o il piccolo gluteo, il tensore della fascia lata, l’approccio DIRETTO SUPERIORE permette di evitare queste manipolazioni, preservando così l’integrità del tessuto muscolare e dei tendini.
Quali sono i vantaggi?
1-Migliore funzionalità post-operatoria: La preservazione dei muscoli e dei tendini ha un impatto significativo sulla funzionalità dell’anca dopo l’intervento. Mantenendo intatti questi tessuti, i pazienti possono recuperare più rapidamente la capacità di camminare e svolgere attività quotidiane, riducendo la necessità di un lungo periodo di riabilitazione.
2-Minore dolore post-operatorio: Poiché l’approccio diretto superiore non richiede il distacco dei muscoli principali, il trauma chirurgico è significativamente ridotto. Questo comporta meno dolore nel post-operatorio, permettendo ai pazienti di mobilizzarsi più velocemente e riducendo l’uso di farmaci analgesici.
3-Riduzione del rischio di lussazioni: La stabilità dell’articolazione dell’anca dipende in gran parte dalla forza e dall’integrità dei muscoli e dei tendini che la circondano. Grazie alla tecnica Diretta Superiore, il rischio di lussazioni post-operatorie è significativamente inferiore rispetto ad altre tecniche, poiché i muscoli che stabilizzano l’anca rimangono inalterati.
4-Tempi di recupero più brevi: La combinazione di minore dolore, migliore funzionalità e minore trauma tissutale si traduce in tempi di recupero più rapidi. Molti pazienti possono camminare già poche ore dopo l’intervento e tornare alle loro attività quotidiane in tempi molto più rapidi rispetto alle tecniche tradizionali.
Comparazione con altri approcci chirurgico: intervento di protesi all’anca
L’approccio tradizionale posteriore, uno dei più utilizzati nella chirurgia dell’anca, richiede un accesso all’articolazione attraverso un’incisione che attraversa alcuni strati muscolari, e viòla la bandelletta ileotibiale. Questo può comportare un trauma moderato ai tessuti e richiedere un recupero più leggermente più lungo. L’approccio tradizionale laterale, tra i più utilizzati, è di facile esecuzione, permette una visione ottimale della anatomia articolare; tuttavia, è maggiormente aggressivo nei confronti dei tessuti molli, dovendo incidere parte del muscolo medio gluteo e piccolo gluteo, che sono i motori più importanti dell’anca, rallentando il recupero della funzione. L’accesso diretto anteriore, d’altra parte, è meno invasivo dal punto di vista muscolare, ma comporta un rischio maggiore di danni ai nervi e richiede una maggiore esperienza chirurgica; difatti, in letteratura molti articoli perlano di difetti di posizione manto della componente femorale della protesi.
Da quanti anni esegue questo approccio per l’intervento di protesi all’anca?
Eseguo questo approccio, routionariamente, da 6 anni e vedo una riabilitazione più celere, e un miglioramento della stabilità articolare(ridotto tasso di lussazioni) e della qualità dell’impianto protesico.
Questa tecnica, benché richieda una curva di apprendimento significativa, offre risultati eccellenti in termini di riduzione delle complicazioni e miglioramento dei tempi di ripresa. I progressi nella tecnologia protesica e negli strumenti chirurgici, abbinati a tecniche sempre meno invasive, stanno trasformando l’intervento all’anca da un’operazione ad alto impatto a una procedura con minime conseguenze sul paziente.
La tendenza è verso una chirurgia sempre più “muscolo-conservativa”, che punta a ridurre il trauma ai tessuti molli e a garantire un recupero funzionale rapido e completo. L’approccio DIRETTO SUPERIORE rappresenta uno dei passi avanti più significativi in questa direzione e offre nuove prospettive per chiunque debba affrontare una sostituzione dell’anca.
L’approccio diretto superiore all’anca rappresenta una svolta significativa nel campo della chirurgia protesica. La sua capacità di preservare i muscoli e i tendini, ridurre il dolore post-operatorio e accelerare la riabilitazione ne fanno una delle scelte migliori per i pazienti che cercano un intervento meno invasivo e con un recupero più rapido. Con il progresso continuo della chirurgia ortopedica, possiamo aspettarci ulteriori miglioramenti nelle tecniche minimamente invasive, ma già oggi l’approccio diretto superiore segna un passo fondamentale verso interventi più sicuri ed efficaci.